martedì 31 maggio 2016

Le cose non dette

C’erano cose che volevo dirgli.
Ma sapevo che gli avrebbero fatto male.
Così le seppellii e lasciai che facessero male a me. 
Avrei voluto parlargli di tutte le bugie che gli avevo raccontato.
E che Lui mi dicesse che non c’era niente di male,

perché a volte bisogna fare qualcosa di cattivo per fare qualcosa di buono
.
(*)







(*)  Jonathan Safran Foer
Molto forte incredibilmente vicino

giovedì 5 maggio 2016

In bloom

Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.


Fu un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un Dio ma nemmeno per gioco
perché i ciliegi tornassero in fiore
perché i ciliegi tornassero in fiore.
(1)



- Daisy Daisy!

Il papà le corre dietro e lei scappa, ridendo come può scappare e ridere una bambina di sei anni o poco più prima di cadere, fare praticamente una capriola e ritrovarsi con il Mondo rovesciato. Guarda con il naso all'insù quando un petalo bianco le cade sulla fronte. Osserva i ciliegi del parco gravidi di frutti rossi. 

- Piccola, ti sei fatta male?
- Papà anche gli alberi hanno male? Forse si.

Dice lei mentre sbircia le proprie mani graffiate ed il ginocchio sbucciato. E non può fare a meno di dispiacersi.

§§§



- Daisy... Daisy... 


Il papà la chiama ma la bambina non corre. E' bloccata sul sedile. Il Mondo è sempre rovesciato però, così come la macchina. 

- Ti sei fatta male?
Sbircia l'uomo. Anche i papà hanno male? Forse si.


Mathis Diderot sanguina dalla ferita alla testa ma non sarà quello ad ucciderlo bensì l'emorragia interna. Blake lo capirà solo da grande, solo quando studierà per diventare davvero un medico che il sangue più pericoloso è quello che non si vede, quello che non si versa. Un po' come le lacrime che non ha pianto quella notte.

Spaventata. Salva. Mutante. Spaventata. Salva. Cambiata.

- Papà... Papà... Stai male? Papà! 

Lo chiama, urla, dentro quella macchina ma Mathis Diderot non può rispondere più.

Passa ore a chiamarlo. Ore fino a perdere i sensi per la stanchezza, per la posizione. Il diamante che le ha salvato la vita è piccolo anche lui, non è forte come oggi e dopo un po' si ritira.

Quando i vigili del fuoco e la polizia la tirano fuori da lì, Daisy torna a sentire e vede tutto con una forza nuova o forse con quella che sarà un'ossessione nuova. La macchina accartocciata. Le ferite del padre. Quel Mondo rovesciato. Senza inizio e senza fine precisi. Senza contorni netti come la macchia di sangue per terra. 
Non sa ancora che quello che desidera ha un nome. Così come quello che la terrorizza. Anche quello lo scoprirà da grande. Anche quello come il diamante, crescerà con lei.

§§§


Da bambina la mia vita era una musica che suonava sempre più forte. 
Tutto mi emozionava. 
Un cane che seguiva uno sconosciuto. Era una sensazione così intensa. 
Un calendario aperto sul mese sbagliato. Avrei potuto piangerci sopra. E piangevo. 
Quando finiva il fumo di un camino. 
Il modo in cui una bottiglia rovesciata si appoggiava sull'orlo della tavola.
Ho passato la mia vita imparando a sentire di meno.(2)



... Non che io ci sia mai riuscita. I ciliegi mi commuovono ancora. 















1: Fabrizio De Andrè, Un medico
2: Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino






domenica 1 maggio 2016

Penelope alla Finestra

" Ciao rossa,
ascolta non ti ho detto nulla prima perchè non volevo farti preoccupare troppo.
Stasera abbiamo una grossa operazione qui in città.
Se possibile, resta a Nord, aspettami a casa. Dillo anche a Connor se lo vedi.

Appena finito ti chiamo. Credo non prima di stasera, comunque.
Grazie per questi due giorni assieme e grazie per il regalo.
E' con me, appeso al collo, sotto la Shell.

*la voce si interrompe e si sente distintamente Cam dare ordini*

Squadra H! Squadra J! Perchè non siete già partiti? Muoversi! Convergete sul punto A, date supporto alle squadre già presenti. Cercate l'ASI Brown per le istruzioni del caso. FORZA!

*torna ad abbassarsi la voce*

Scusa, devo andare, ci sentiamo stasera.

Ti amo "

Daisy Diderot non lo sa che il cellulare che prova a chiamare è spento, almeno fino a quando non tenta di farlo squillare e si deve arrendere a mandare un messaggio che spera venga ascoltato quanto prima.


Daisy Diderot non lo sa che in quel momento Lui è solo un uomo contro qualcosa che di umano non ha più niente. Solo un uomo senza la sua Shell. E si deve arrendere al fare quello che non faceva più da quando era bambina: pregare, mentre è lì alla finestra, a sbirciare il quartiere di notte per poter sperare di vederlo tornare prima, di vederlo tornare presto, illuminato da quei lampioni che vanno e che vengono e giocano con lei, creando ombre che non ci sono quando riappaiono.

Daisy Diderot non lo sa chi possa sentire la propria preghiera ma pensa che in un Universo così strano e grande qualcuno forse possa farle la grazia di salvare la sua vita insieme a quella di lui e si deve arrendere al pensiero più egoistico che abbia mai avuto nella sua vita: che finisca pure il Mondo se lui non torna. 

Daisy Diderot non lo sa che quello è il modo più onesto che ha di amare, quello di non mentire a sé stessa fingendosi qualcuno che non è, una persona migliore di quanto non sia ma essendo solo quello che è durante questa notte: una donna che ama e che aspetta, una donna che ama e pretende la loro felicità perché l'ha promessa. A lui. A loro. E si deve arrendere alla consapevolezza che Lui è chi è, fa quello che fa e che Lei sarà sempre questo, ogni notte, ogni giorno, quando sarà lì, ad una finestra, ad aspettare senza dormire, senza mangiare, senza respirare perché il diamante inizia ad avvolgerla piano piano come se potesse proteggerla da qualsiasi urto della vita. Ad aspettare per sapere se lui è ancora vivo e se lo è anche lei.